martedì, settembre 23, 2008

un' idea folle- puntata 3 (Come illudersi di ritornare)

A voi la terza puntata........con un piccolo cambio di visuale.

PRIMO INTERMEZZO. SUL PIANTO
Chiusa nella stanza. Buio, tutto intorno. Non vede niente. Piange. Non pensa, Non vuole ricordare. Piange. Odia la presenza che le sta affianco. Non sa spiegarselo, ma in fondo non le interessa. Pensa solo "perché lui è vivo?". Un po' se ne vergogna, ma si convince che non è naturale sopravvivere ai figli. Allora se lo ridomanda, "perché lui è vivo?". Piange. Silenziosa, senza rumore. Ma è estremamente evidente. Piange. La notte pesa. Interminabile. Sa che la presenza che sta di fianco la sente, si accorge di tutto. Lo odia un po' di più. Piange. Si chiede come sarebbe finire tutto lì, come sarebbe se riuscisse a non sentire più niente. Si convince che tutto il resto sarebbe comunque come niente. Allora tanto vale goderselo quel pianto, perché è comunque l' ultimo che fa. Ne è sicura. Piange. Non si preoccupa più di stare in silenzio. Ora il silenzio le sembra indegno. Piange. Solo questo conta. Piange. Che tutti sentano. Piange e prova orgoglio per quel pianto, tanto che diventa ingombrante, riempe tutta la stanza. Colma le pareti. Le sembra di ridere. Piange. Tanto che l' alta persona non può più stare nella stanza. Quel pianto la soffoca. Lei lo sa ed allora Piange. Lo rende evidente, insopportabile. L' altro si alza. Ma non si volta. Piange. Pensa a D, e quasi di nascosto si chiede perché non lui. Perché non l' altro figlio. Piange anche per quel pensiero. Non conta più. Piange, e quello giustifica tutto. Pensa che in fondo lui se ne era andato. Quindi perché no lui? Piange. Si rende conto che le è rimasto solo quel pianto. Non ha più niente. Tutto non esiste più. Niente marito o altro figlio con il quale non parla. Niente casa. Solo quell' ultimo pianto. Allora vuole farlo durare quel pianto. Deve tenerselo stretto. Sa che quando finisce, allora finisce pure lei. Tanto tutto è già accaduto. Piange. Devono sentirlo, devono saperlo. Lei lo deve sentire, lei lo deve sapere. Tanto non le interessa nessun altro. Solo il pianto. Ora lei è diventata il pianto, le lacrime sono lei stessa. La notte comincia a finire, e lei comincia ad avere ansia. Non vuole finire. Vuole piangere. Non vuole finire. Pensa che è troppo presto, che una notte dura meno di un pianto. L' alba si fa vedere. Le lacrime sono più dense, scendono più lente. Si agita un po'. Non si può piangere con la luce. Ancora poche lacrime e poi il nulla. Andare avanti vuota. Tanto già si è morti. Piange. Non vuole smettere. No. Un po' di luce entra. Si rassegna. Sente le lacrime sempre più lente, sempre più poche. Allora si calma. Non si può piangere con la luce, lo sa. Pensa che in fondo l' eternità è tutta lì, nella fine delle cose. La luce invade la stanza e la trova ferma. Non piange. L' ultima lacrima tenta di resistere sullo zigomo. Asciuga gli occhi con cura con un fazzoletto fresco di bucato e lo ripone in un cassetto, lontano da qualsiasi altra cosa.

6 commenti:

Veggie ha detto...

Bello questo cambio di prospettiva... molto più introspettivo... fa sentire veramente "dentro la scena"...

Gallinavecchia ha detto...

Molto bello e intenso. Parole molto vivide che facevano scorrere le immagini nei miei occhi come se stessi guardando un film.

Jessica ha detto...

"l'eternità è tutta lì, nella fine delle cose" quant'è vera questa frase! Questa eternità la sto vivendo sulla mia pelle!

veronica ha detto...

E' il mio preferito!

Clelia ha detto...

Concordo con gli altri, molto coivolgente e profondo. Very Very Compliment

By

Clelia

Elsa ha detto...

vuoi farmi commuovere?
ci sei riuscito...
sublime l'eternità delle cose..
Inteso e denso il mio sentire.
Sei un artista.
Elsa