martedì, agosto 25, 2009

le cose accadono...

Lì dove era, appoggiato al vetro freddo della finestra, guardava fuori e pensava a tutte le cose che non riusciva a vedere. L' unica certezza che aveva era il bicchiere che aveva in mano. Immaginava cosa, in un' altra città, una certa ragazza stesse facendo, cosa stesse pensando. Forse non avrebbe dovuto trovarsi dove si trovava ora, forse in un preciso istante che non ricorda ha sbagliato strada, facendo girare la sua vita dove non doveva girare, facendole prendere una direzione che proprio non era la sua. Avrebbe dovuto innamorarsi, e magari essere sposato, avere un figlio. Cercò di buttare giù il contenuto del suo bicchiere, ma vi rinunciò, non era certo un bevitore, lo posò sul tavolo e si fermò ad osservarlo bene, in ogni suo lato, in ogni riflesso che il vetro creava, ogni piccola riga di colore che sfumava sulla superficie curva del bicchiere. Cercò disperatamente una risposta in quei riflessi, in quelle linee, ma non la trovò. Aveva solo la tremenda sensazione di trovarsi nel posto sbagliato, o nella vita sbagliata, che poi è lo stesso. Perché in fondo questo sono le persone: il posto in cui vivono, le cose che fanno, le persone che incontrano; ed è un magnifico paradosso, perché basta solo un soffio, un attimo per sbagliare strada e trovarsi ad essere una cosa diversa da quello che si dovrebbe, o si vorrebbe. Perché poi il dovere non esiste, non si deve essere niente, c' è solo quello che si vuole essere, quello che si vuole vivere. Sorrise al ricordo di un mattino nitido di primavera e di una pessima figura. Non aveva mai creduto alla favola ben confezionata del libero arbitrio, alla storiella che tutto è nelle nostre mani, tu puoi fare ciò che vuoi, le cose non funzionavano così, non per lui almeno. La verità è che in un attimo vedi quello che vorresti, ciò che vorresti essere, e ti metti a rincorrerlo, dovunque e comunque. Se sei fortunato raggiungi un quinto di quello che vuoi, un quinto di quella felicità che credevi di raggiungere. Se sei solo stanco, come lo è quasi tutta la gente, allora ti siedi e ti accontenti di quello che arriva, di quello che puoi prendere allungando appena la mano. E non si capisce di cosa poi si è realmente stanchi, perché in fondo non si è fatto niente. Solo di tanto in tanto con un bicchiere in mano, ti metti a ricordare quello che volevi, e ti basta, te lo fai bastare, immaginare come saresti stato se il mondo non andasse come va. E accade che cominci a crederci sul serio che le cose vanno come vanno, che poi uno deve andare avanti, che poi la realtà è un' altra, senza mai chiedersi "ma avanti dove?", senza mai pensare che il mondo gira in quel dannatissimo modo perché sei tu che lo fai girare, che se ti fermi un giorno e dici basta il mondo si ferma, che se ti volti e non vedi niente allora vuol dire che non hai fatto niente, che non sei niente. Che in fondo un quinto della felicità non è poi male. Bisbigliò la frase che sua madre gli diceva spesso: "la vita è come il latte, bisogna berla tutta prima che scada". Guardò istintivamente l' orologio pensando che non è poi troppo tardi. Decise che avrebbe dimenticato tutto, tutta la vita sbagliata fatta fino allora, tutto ciò che lo avrebbe distratto fino a che non avrebbe ritrovato lei, e da lì avrebbe ricominciato tutto, ogni cosa sarebbe passata, e se poi non l' avrebbe ritrovata pazienza, tanto non si ricorderebbe di aver fallito. Prese la sua piccola agenda e vi scrisse su di una pagina giusto al centro: "RITROVARE LA RAGAZZA"; così giusto per essere sicuro di non dimenticare pure quello. Pensò che in fondo ci sono tante strade diverse per andare in un posto....

(piccolo brano che, appena adattato, finirà nel romanzo che sto scrivendo...il mio primo romanzo.)