mercoledì, settembre 09, 2009

monologo sul viaggio......

Con il passare del tempo il viaggio sembra l' unico modo per restare da qualche parte. Il solo spostarsi non lo contempla tutto, viaggiare è modificare lo spazio intorno, modificare come tale spazio interagisce con noi. Se guardi fuori te ne rendi conto. E' fondamentale. Bisogna vedere le cose che si allontanano per capire che si sta viaggiando. Il dove si arriva ha il solo scopo di indicare il compiersi, tenere a mente dove si è cercato. Se sei in viaggio la cosa peggiore sono i giorni che passano, il chiaro sentimento delle ore che se ne vanno. Un' agonia terribile, come sorseggiare l' ultimo bicchiere. Guardando fuori dai finestrini o dal vetro degli alberghi vedi distintamente i giorni passare, senti il sapore in bocca di ogni minuto. Alla fine comprendi come il piccolo tentativo di dare un colore a tutti quei minuti sia stato inutile, come in fondo non importa niente di che hai fatto, importa solo quello che riesci a ricordare. Le cose che vedi hanno lo stesso peso di quelle che ricordi, o che fingi di ricordare, perché in fondo l' immagine è solo un pretesto per credere di aver vissuto qualcosa per cui ne valeva la pena, qualcosa che rimane anche senza il tuo guardarla. Cosa comprensibile in fondo, perché la condanna dell' uomo è ostinarsi a cercare qualcosa che sia fuori da se stesso ma che lo renda comunque tale. Nelle stanze dei motel ho sempre avuto la netta sensazione di profanare un ricordo, di prendere il pezzetto di viaggio di qualcun altro. Si fa troppo presto a comprendere che le facce anonime, le lenzuola
pulite, i bar ed i ristorante non hanno il potere che speravamo, non ti danno quella novità, quella distanza che renderebbe le cose come dovrebbero essere. Rimane la gente, ma dopo un po' ti stanchi anche di quella, degli stranieri, dei camerieri dei bar, delle commesse dei negozi di souvenir, e comincia a giungerti la curiosa sensazione che siano sempre le stesse persone che si cambiano d' abito. Stranamente rassicurante. Il bello sarebbe porsi nel mezzo nel decidere fra quello che vedi e quello che immagini, fra vivere e ricordare. Il viaggio è questo, cercare il punto preciso che ti permetta di confondere ciò che c' è dentro con ciò che c' è fuori. Il resto, se c' è, viene da solo. Lo sapevamo, lo abbiamo sempre saputo, solo che avevamo voglia di dimenticarlo. Sembra più semplice pensare al viaggio solo come al vivere posti che non ci appartengono, senza sapere che nessun posto ci appartiene, senza sapere che l' unica cosa che rimarrà del viaggio è l' essere stati lontano. Nelle stanze fredde senza umanità dei motel mi ha assalito la disarmante consapevolezza che per stare fermi basterebbe chiudere gli occhi.

postilla: si potrebbe pensare che in fondo il tempo è solo un modo per tenere da parte dove si è arrivati da dove ancora bisogna arrivare; ho travato in un cassetto un bigliettino scritto a mano, ho voluto credere alle parole che leggevo, come se fossero state dette da un amico.