lunedì, settembre 29, 2008

dunque....

Cari signori e signore, signorine e ragazzetti di ogni livello sociale, uomini di fatica e donne facili, esseri immuni alla saggezza e voi che sapete contare le stelle, amici parenti di amici e parenti dei parenti, chi conosco e chi no, e tutti quelli che possono essere....mi hanno premiato!! E lo vedete, il premio, qui sopra. Devo dire che sono in imbarazzo poiché non sono avvezzo al mondo blogger, però va bene lo stesso. E' premiata la fantasia ed il mio modo di scrivere e sono lusingato!! Mi ha premiato Veronica, una cara signorina molto simpatica ed intelligente, nonché di evidente buon gusto, che mi legge ignara delle ripercussioni psicosomatiche che ne verranno. Il premio è stato ideato con saggezza da Ishtar, che non conosco lo ammetto ma mi riprometto di andare a leggere il suo blog quanto prima, e la cui dicitura recita : "...i premi solitamente hanno un regolamente, questo nessuno in particolare, ricordate solo che è attinente alla fantasia, sarebbe cosa gradita dire che è stato inventato da me, e tratto da una mia foto delle saline di Molentargius, Cagliari, nulla di più!". Detto questo ho detto tutto e mi vado ritirando genuflettendomi a tale sentenza fin troppo benevola.

venerdì, settembre 26, 2008

..la celebrezione

CANTO PER IL MIO FUNERALE (titolo)
I cori dei cieli
suoneranno forte
quel giorno e
molti occhi si
spalancheranno per
vedere il carro che
mi porterà. Forse,
piangeranno le
nuvole, forse piangerà
il vento. Ma una
musica dolce
riempirà tutta l'aria
del mio ricordo,
anche se solo
per un attimo.



.......altamente celebrativa, ed a proposito di fine.

martedì, settembre 23, 2008

un' idea folle- puntata 3 (Come illudersi di ritornare)

A voi la terza puntata........con un piccolo cambio di visuale.

PRIMO INTERMEZZO. SUL PIANTO
Chiusa nella stanza. Buio, tutto intorno. Non vede niente. Piange. Non pensa, Non vuole ricordare. Piange. Odia la presenza che le sta affianco. Non sa spiegarselo, ma in fondo non le interessa. Pensa solo "perché lui è vivo?". Un po' se ne vergogna, ma si convince che non è naturale sopravvivere ai figli. Allora se lo ridomanda, "perché lui è vivo?". Piange. Silenziosa, senza rumore. Ma è estremamente evidente. Piange. La notte pesa. Interminabile. Sa che la presenza che sta di fianco la sente, si accorge di tutto. Lo odia un po' di più. Piange. Si chiede come sarebbe finire tutto lì, come sarebbe se riuscisse a non sentire più niente. Si convince che tutto il resto sarebbe comunque come niente. Allora tanto vale goderselo quel pianto, perché è comunque l' ultimo che fa. Ne è sicura. Piange. Non si preoccupa più di stare in silenzio. Ora il silenzio le sembra indegno. Piange. Solo questo conta. Piange. Che tutti sentano. Piange e prova orgoglio per quel pianto, tanto che diventa ingombrante, riempe tutta la stanza. Colma le pareti. Le sembra di ridere. Piange. Tanto che l' alta persona non può più stare nella stanza. Quel pianto la soffoca. Lei lo sa ed allora Piange. Lo rende evidente, insopportabile. L' altro si alza. Ma non si volta. Piange. Pensa a D, e quasi di nascosto si chiede perché non lui. Perché non l' altro figlio. Piange anche per quel pensiero. Non conta più. Piange, e quello giustifica tutto. Pensa che in fondo lui se ne era andato. Quindi perché no lui? Piange. Si rende conto che le è rimasto solo quel pianto. Non ha più niente. Tutto non esiste più. Niente marito o altro figlio con il quale non parla. Niente casa. Solo quell' ultimo pianto. Allora vuole farlo durare quel pianto. Deve tenerselo stretto. Sa che quando finisce, allora finisce pure lei. Tanto tutto è già accaduto. Piange. Devono sentirlo, devono saperlo. Lei lo deve sentire, lei lo deve sapere. Tanto non le interessa nessun altro. Solo il pianto. Ora lei è diventata il pianto, le lacrime sono lei stessa. La notte comincia a finire, e lei comincia ad avere ansia. Non vuole finire. Vuole piangere. Non vuole finire. Pensa che è troppo presto, che una notte dura meno di un pianto. L' alba si fa vedere. Le lacrime sono più dense, scendono più lente. Si agita un po'. Non si può piangere con la luce. Ancora poche lacrime e poi il nulla. Andare avanti vuota. Tanto già si è morti. Piange. Non vuole smettere. No. Un po' di luce entra. Si rassegna. Sente le lacrime sempre più lente, sempre più poche. Allora si calma. Non si può piangere con la luce, lo sa. Pensa che in fondo l' eternità è tutta lì, nella fine delle cose. La luce invade la stanza e la trova ferma. Non piange. L' ultima lacrima tenta di resistere sullo zigomo. Asciuga gli occhi con cura con un fazzoletto fresco di bucato e lo ripone in un cassetto, lontano da qualsiasi altra cosa.

sabato, settembre 20, 2008

...una sulla fine

(SENZA TITOLO)
A tratti riconosco
il cielo ed il cielo
riconosce me,
mia Regina.
Eppure le tue mani
mi avrebbero potuto
toccare ed io,
gli avrei creduto.
Ma è già abbastanza.
Le cose arriveranno
e le risposte non
serviranno più.
Tutto sarà dove sei
tu ed io non sarò
da nessuna parte,
mia Regina.
Mi terrò tutti i segreti
e continuerò a dire
le mie solite bugie.
Conosco i miei desideri
e troverò il mio pudore,
poiché passa
la fine mia Regina.
Il tempo avrà
di nuovo ragione.

La celebrazie della fine, che spesso è più importante dell' inizio! Ho sempre pensato che il fatto che debbano finire rende le cose speciali.......ma in fondo sono uno strano io.

giovedì, settembre 18, 2008

intermezzo ( in Abm )

Tutto scorre lento, e i rumori non esistono più. E' fra altre cento persone, ma sono lontane, tanto che le loro voci gli arrivano confuse, appena udibili nella lentezza dell' aria. Eppure gli sono accanto, ma per lui troppo distanti. Per un attimo gli sembra di non poterle più vedere. Sorride e socchiude gli occhi abbandonandosi all' aria della notte. Non guarda più, ascolta il brusio delle voci che non riesce più a riconoscere, si appoggia al silenzio che diventa musica, ai colori delle note, al Ebm che diventa E, cerca di sentire il suo respiro, gli pare di sentire il suo nome, ma il suono è lontano, viene rapito dal movimento sul F#, dalla musica della notte, apprezza il fraseggio sulle quarte e le seconde, gli sembra fresco, alza un po' la testa, gli arriva un luccichio ma è piacevole, ascolta, il tempo che dall' otto passa al tre, gli pare di sentire le note che lo sfiorano, come se fossero vento, aria che si muove, è candida la musica, le voci non le danno fastidio, a tratti sembrano parti di essa, il movimento sul D#m, sul B e poi ancora sul F#, un passaggio davvero elegante, si lascia cullare dalle note dolci ma svelte, le terzine che si inseguono, un piccolo cambio sul Abm ma poi si ritorna subito sul B, oramai ci sono solo le note, il cielo e l' aria sono solo note, leggere, che riempiono tutto lo spazio, l' amore, il suono del tutto, la musica, la vita, il dolore, una piccola pausa, il F# che chiude sul E, la nota che sfuma. Riapre appena gli occhi, pensa che sarebbe bello sentire le persone che lo circondano piangere per vedere se così riesce a riconoscerle.

venerdì, settembre 12, 2008

..una su di me (forse, magari ditemi voi!)

SECONDA LETTERA ALLA PICCOLA AMICA(titolo)
Vedi,
prima o poi torno
a scriverti.
Non sono sicuro che
sia passato del tempo
dall' ultima volta.
C' è la luna che
taglia la notte.
Vorrei tagliasse anche me.
Sarebbe bello sai
potersi sciogliere
come la pioggia per
ballare nel vento.
Non voglio restare qui.
Ma forse non voglio
andare in nessun
altro posto. Ti prego
piccola amica, parlami,
raccontami mille cose,
inventa favole solo
per me. Portami via,
tra milioni di parole.
Chiudi i miei occhi
e cullami con la tua voce.
Non abbandonarmi qui
fra le cose che ci sono,
portami fra quelle che
non esistono.
Non voglio vedere.
Non voglio sentire.
Anche se solo per
un' ora, forse,
non voglio esistere.
Ricordi?...Ti dissi che
ti avrei scritto una poesia.
Le poesie che ti
dedico sono pensieri,
non potrei mai scriverle.
Sembro un bambino.
Perdonami piccola amica,
Non farti una cattiva
idea di me. Perdonami.
Non sono sicuro di
sapere cosa dovrei...
Sto dicendo troppi no.
Ormai si è fatto tardi,
ma tornerò a scriverti.
Ti prego solo di essere pronta.
Ti saluto piccola amica
con l' augurio che
sarà la gioia il nostro
prossimo tramite.
Anche ora ti invito
a salutarmi chiunque
tu voglia e magari parlagli
di me inventando pure
qualsiasi storia
ti sia venuta in mente.
Vestimi di fantasia
cosi capirai, e capirò anch' io.
Ti regalo il mio pensiero
e questo tentativo di
omaggiarti.
A notti migliori
piccola amica,
che non tardino
ad arrivare.

....ecco, non sono sicuro di poterla considerare una poesia. Anche questa è lunghina e lo so, ma ha qualche verso in meno però. Esiste anche una prima lettera, ma questa mi piace di più. Eccola a voi.

...mi pare abbastnza!

So che qualcuno sarà scontento o indignato da quello che dirò, però lo dico lo stesso: basta co sto 11 settembre mi avete rotto!! In tv, su internet, sui blog, continuamente gente che dice che non bisogna dimenticare, gli speciali in tv, i filmati riproposti, per non dimenticare bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla............basta!! Non mi fa piacere ovviamente, non approvo qello che è capitato, ma vi rendete conto quanta squalida propagande c' è dietro questo fatto del ricordare questo 11 settembre, quanta indignazione pubblicizzata e venduta a spray qua e la!! Nel mondo ci sono almeno 120 conflitti di natura civile, senza contare le guerre fatte dagli americani per vendetta, perchè era quello, (o meglio un opera economica mascherata da vendetta), e non si parla che dell' 11 settembre! Vi indignate a comando, solo se vi fanno vedere il filmatino su youtube, e vi fate abbindolare dai media che vendono la loro indignazione. Intanto la situazione in Birmania fa meno notizia di quante medagli ha vinto l' Italia, l' olimpiade, una caterba di soldi spesi a cazzo per far fare bella figura alle nazioni coi loro bei atleti, ha completamente oscurato la strage dei monaci....e nessun si indigna perchè? Perchè nessuno ha fatto pubblicità ecco perchè. Perchè vedere centinaia di idioti che si danno da fare per vincere un pezzetto di ferro è più importante delle stragi che in tutto il mondo vengono fomentate, molte dagli americani per ovvie ragioni di mercato. Francamente a me sembrate un po' ridicoli!!

lunedì, settembre 08, 2008

un' idea folle - puntata 2 (Come illudersi di ritornare)

Eccovi la seconda puntata....spero vi piaccia. Beccatevela!!

FINO ALL' ALBA
Sono tutti seduti intorno al tavolo, mentre persone entrano ed escono continuamente. Parenti, amici, conoscenti. Qualcuno soffre, qualcun altro finge. D è seduto in disparte, su di una sedia poggiata al muro, ai bordi della stanza. Guarda le persone che entrano ed escono. Molti li disprezza, altri non li cura. Gli sembrano troppe. Pensa di alzarsi per andarsene a fare due passi. Poi decide di restare. Ha in mano un caffè ma non lo beve, lo guarda soltanto. Cerca di non pensare a niente. Quasi tutti lo salutano e sembrano non badare al suo stare in disparte. Ma fingono. Lui lo sa e non gli interessa. In fondo se ne era andato proprio per questo. Una voce ripete in continuazione “Non si può morire così”. È sua madre. Piange. Non pensa di confortarla, solo la comprende. Un figlio che muore un po’ ti uccide. Il padre è in silenzio. Si sente solo un po’ di brusio di gente che si muove. Il suo amico è seduto al tavolo. A tratti lo guarda. D fa finta di non accorgersene. È come se non fosse lì. Non sente niente di quello che sta attorno. Cerca solo di non pensare. Una mano si poggia sulla sua spalla. Si volta senza scatti. È suo cugino, un amico. L’ unica persona che vede con piacere. Si guardano. Non servono le parole, si possono dire tutto così. Poi il cugino si avvicina al tavolo e bacia la madre di D. Resta qualche secondo a fissare il tavolo, gli sembra terribilmente lontano. Sembra non avere senso quello che vede. Torna a fissare il caffè, in silenzio. Si avvicina il suo amico e gli fa cenno. Escono. L’ amico comincia quando sono sul pianerottolo, nelle scale.
“Io vado D….potrai perdonarmi se me ne vado?”
“No….ma non fa differenza. Ti capisco vai”
“Non posso stare al funerale, non ho la forza scusa”
L’ amico si accende una sigharetta, D non fuma. Un attimo di silenzio, sembra pesante e lungo.
“Tra quanto pensi che se ne andranno tutti ‘sti pagliacci?”, è D a parlare. L’ altro sospira poi comincia “Per gli incidenti si perde sempre molto tempo tra ospedali e rilevazioni ed i parenti arrivano tardi a casa….almeno per un altro paio d’ ore penso, ma poi non è una cattiva cosa. Hai visto tua madre non può restare sola”
“Non è sola. C’ è papà, sua sorella….tutta questa gente non conta niente”. Si sente altra gente arrivare. D chiede “Che ora s’ è fatta?”
“Sono quasi le nove e mezza D”. Si guardano per un po’ senza parlare. È di nuovo D a parlare
“Dovresti farmi un favore…..”
“Non ti preoccupare avvertirò io tutti per la tua assenza. Domattina faccio un giro di telefonate.”
“Grazie. Terrò il cellulare spento in questi giorni, non mi va proprio di sentire le condoglianze di estranei. Tu non temere, mi farò sentire io”
“Allora resti. Quanti giorni starai?”
“Non lo so. Non so neanche perché ho deciso di restare. Vedremo cosa capita. Ti farò sapere……tu piuttosto devi muoverti se devi tornare si sta facendo tardi”
“Non temere, se me la prendo comoda staro per mezzanotte a casa”. Restano ancora un po’ sulle scale, zitti. Si sono detti tutto. L’ altro se ne va. Non basta il paio d’ ore per far andare via tutti, ne servono quasi tre. D resta seduto sulla sua sedia poggiata al muro per tutto il tempo. In silenzio. La madre fa l’ ultimo caffè prima che chi è rimasto in casa vada in stanza a fare finta di dormire. Questa volta lo beve. Lui va nella sua vecchia camera. Non dorme. Resta steso sul letto e guarda il soffitto. Si sforza di non pensare. Non si spoglia, si toglie solo le scarpe. Passa il tempo. Si alza ed esce sul balcone. Sente la madre che piange, piano, in sordina, ma piange. Sembra non gli faccia effetto, ma non ne è convinto nemmeno lui. Rimane fermo a guardare l’ orizzonete forse per un’ ora. Arriva l’ alba. Lenta, calda, silenziosa. Gli si infila un pensiero frivolo nella testa, forse sorride. Pensa che sarebbe stato bello in quell’ occasione avere il vizio di fumare. La luce del sole si fa evidente e pensa che nemmeno così gli piace quel posto. Entra dentro e sceglie i vestiti da indossare.

venerdì, settembre 05, 2008

......una sul disprezzo

EPIGRAFE PER LA DISCESA ALL' INFERNO (titolo)
L' ultimo gradino
dell' inferno è ormai
sceso e le
ultime ore di
quella notte i miei
occhi videro
sogni improponibili.
Ma voi signori
non sapeste udire
le mie bestemmie.
Il mio posto è
di passeggere
e le mie membra
ardono per aver
mischiato la mia
aria alla vostra.
La dicitura del veto
è ormai pronunziata
ed io non posso
che inchinarmi
alla giusta
gaiezza della
vostra miseria.
Nell' acheronte
affogheranno
i vostri dispiaceri
e vi convincerete
che nei vostri
sguardi c' era
davvero qualcosa.
Dai vostri
occhi berrò
tutte le mie colpe
e potrò dipingere
le vostre lapidi
col mio sangue.
Lo squittio
della mediocrità
nelle vostre
orecchie
risuonerà come
il canto dei demoni
in onore della
mia presenza.
Così la vostra
infima conoscenza
sarà parte di
quel fango che
imbratterà i muri
senza che le
mani dell' uomo
ne siano
sporcate.
L' inferno darà
nome alle vostre
frattaglie e
ne custodirà
il ricordo.
Gioite signori,
poiché la
fine viene
e si prende
tutto.

giovedì, settembre 04, 2008

..le cose che se ne vanno.

E' finità. Capita, forse è persino giusto. Ho sempre pensato che ciò che rende le cose importanti veramente è che hanno una fine. E francamente lo penso ancora. Non che volessi finisse, ma non sempre possiamo decidere solo noi, altre volte le cose succedono e basta. E questa è successa. Non credo nei discorsi ottimisti che si fanno in queste occasioni, tipo "sii felicie perchè hai vissuto qualcosa". Sono stronzate di circostanza. Ne custodirò il ricordo ed è tutto quello che conta. Per ora mi basta. Forse rivivrà, in qualche modo, in una nuova cosa diversa, che ricomincerà. Forse. O forse no. Del resto non è questo che conta, conta che è finita. Io mi volto nel vederla andar via e la saluto, con nostalgia, che non è tristezza, ne sofferenza. Non troppa sofferenza se non altro. Penso di essere sotto sotto un tipo romantico, un tipo che nota e da importanza a quei piccoli particolari che tutta l' altra gente non riesce a vedere. Così mi fermo nel vedere passare certe cose della mia vita, certi periodi, certe persone. Ed ora sta passando. A tratti vorrei averla vissuta in modo diverso. Ma non posso cambiare ciò che sono, ne ciò che penso o ciò che provo. Quindi è tutta qui. E se ne va. Tra un po' mi volterò di nuovo e continurò a camminare. Un po' mi dispiace, ma è bella anche per questo!

p.s.ho mandato quella mail, mah vedremo.

martedì, settembre 02, 2008

un' idea folle- puntata 1 (Come illudersi di ritornare)

Appunto un' idea folle venutami un paio di notti fa e rielaborata nel frattempo: diciamo un racconto a puntate, più o meno, quando mi vengono e come mi vengono...così di getto. E vediamo cosa ne uscirà...quindi beccatevi la prima puntata. (ah se avete anche per questo un titolo dite pure...e soprattutto ditemi se fa cagare)...(spero non sia troppo lunga!!)

ACCADE.
E' fermo nella vasca da bagno. L' aqua caldissima nonostante il caldo di fuori. Occhi chiusi. E' sveglio però. Squilla il cellulare. Gli occhi si aprono lentamente, impreca a bassa voce. Con molta calma si solleva leggermente, prende un asciugamani. Secondo squillo, non gli mette fretta. Si asciuga le mani con cura e calma fin dopo i polsi. Terzo squillo. Un sopiro, attende. Ariva il quarto squillo. Si sporge dalla vasca, a terra cerca il cellulare, lo trova. Osserva il nome sul display, se ne stupisce. E' appena finito il quinto squillo. Risponde con voce bassa: "Pronto"
"Ehi D sei a casa?" la voce dell' altro è cupa e tesa, come se stesse scomodo.
"Si ma cosa vuoi?".
"Tra due minuti sono da te"
"Sono nella vasca........lo so che siamo amici ma non fa mai piacere la telefonanta di un poliziotto, me lo dici che c' è?"
"Non a telefono...vestiti hai due minuti ti aspetto"..stacca.
Si incuriosisce e decide che vale la pena vestirsi, se non fosse iportante non avrebbe fatto come ha fatto. Piano si asciuga, pensa che il suo amico può aspettare un po' di più che due minuti. Sceglie i vestiti. Li mette. Controlla le tasche, ha tutto. Chiude la porta e scende le scale con calma, non usa mai l' ascensore. Appena fuori vede l' amico impiedi appoggiato alla macchina, sta fumando. E' incredibilmente serio. Si avvicina. Ci mette un po' a parlare, fuma un po', sospira, poi comincia:
"Mi dispiace D, un incidente con la moto, brutto.....senti non so come dirtelo. Tuo fratello, è morto sul colpo. Non ha sofferto, anche se non conta nulla, anche il passeggero non si è salvato..uno scontro con un auto, l' autista è morto anche lui. Circa tre ore fa. Scusa ma non riesco a dirtelo con delle parole migliori!"
Silenzio. Fa due passi indietro, si siede sul marciappiedi, in silenzio. Pensa che ci aveva parlato la mattina al telefono, ieri lo aveva addirittura visto. Pensa anche che accade sempre così. Un attimo prima.....poi basta. Riguarda il suo amico. "Non ti preoccupare ti porto lì....ci devi andare D, non pensare a cosa è stato. Ci devi andare".
Annuisce, ci deve andare lo sa anche lui. Salgono sopra in casa. Un' ora dopo sono in auto, in viaggio. Devono cambiare citta, regione, ma sono solo duecento kilometri. Se la prendono comoda, senza fretta. D resta zitto e guarda dal finestrini. Ogni tanto cambia stazione alla radio. Poi sente il suo amico che parla. Si volta verso di lui ed ascolta.
"Quanto è che non ci vai?...Dua, tre anni?"
"Tre."
"Senti D mi dispiace ma io non resto. Ti porto lì e riparto quasi subito, non assisterò neanche alla funzione. Appena vuoi però ti vengo a prendere. Scusa, davvero."
"Lo so che gli volevi bene.......mi lasci lì da solo eh!"
"E' la tua famiglia D, non la mia"
"Gia. Beato te!" ma non lo dice, lo pensa solamente, girandosi di nuovo verso il finestrino. Non sente più alcun rumore. Niente. Ne la radio, ne il rumore dell' auto. Guarda il paesaggio che offre l' autostrada. Riescie a non pensare a niente, e se ne stupiscie. Solo una cosa: gli pare triste e crudele che in Luglio inoltrano, alle 7:30 di sera, ci fosse ancora il Sole