giovedì, ottobre 02, 2008

uno come quello lì

C' era un tipo strano. Uno di quelli che ti volti a guardare, uno di quelli che osservi di taglio, per non far vedere che poi lo stai guardando che non sai come potrebbe prenderla. Uno particolare. Uno di quelli che conoscono tutti, però nessuno lo sa come si chiama, che pare che nessuno sappia chi è. Uno così insomma. Qualcuno ha delle storie su uno come quello lì, però vai a sapere se sono vere, se poi sono successe davvero, che la gente non ci mette niente ad inventare, perché si sa tutti vogliono avere qualcosa da dire. E su uno come quello lì non è mica tanto difficile inventare le storie, che davvero potrebbero essere vere. Che se ci fate caso, in ogni posto c' è uno come quello lì, più o meno strano, più o meno conosciuto, più o meno maltrattato. Però c' è. E già questo ti fa pensare, perché poi mica sono così diversi i posti nel mondo se tutti hanno un tipo come quello lì, e te ne convinci, anche perché pensi che poi i posti sono fatti dalle persone, e che se sono diversi vuol dire che sono diverse le persone che ci stanno, con altre abitudini, atre storie, altre idee. Però poi se ci sono sempre tipi come quello lì e sono trattati uguale, allora le persone mica sono poi tutte diverse, che se no almeno un posto senza tipi come quello lì ci doveva pure stare. Ma non c' è. Allora non sono proprio diverse queste persone, anche se sembra, sono diverse le cose in superficie, che se vedi bene nemmeno quelle, ma la sostanza è la stessa, le stesse necessità e gli stessi desideri. Però mica la si ammette questa cosa, che pare che se poi dici che in fondo siamo uguale c' è pure chi si offende. E quello lì a me a volte sembrava che ci assomigliasse a tutti, che poi nessuno lo conosceva e mica si poteva dire che era diverso, che se dicevi ad uno per strada " lo vedi quello lì? è come te" poteva pure essere che ti diceva una parolaccia o si offendeva. E forse magari in principio mi sarei offeso pure io, che avrei pensato "e che c' entro io con quello lì? lo hai visto bene?". Però poi ero io che non lo avevo visto bene, e pure tutti gli altri non lo avevano visto bene che se no lo capivano che un po' assomigliava a loro. Che poi è ovvio che mica si è proprio uguali uguali, però è una diversità strana perché poi ci rende tutti gli stessi, con le stesse paure, le stesse voglie, che tutti ad una certa ora abbiamo fame, che poi ci viene sonno, che se facciamo cose diverse poi in sostanza andiamo dalla stessa parte. Allora mica è poi tanto vera tutta sta diversità, che il segreto è tutti lì, devi stare attento a cosa vuoi dire se dici "diverso", perché poi la gente ci crede e ti vede sul serio come uno diverso, allora devi far capire che stai dicendo che non sei proprio uguale uguale, che ti piace una cosa che poi magari a loro non piace, che sei particolare, non banale. Che poi a fraintendere non ci vuole niente ed allora tutti credono che anche tu sei uno come quello lì, che poi in verità i tipi come quello lì mica esistono. E' che lo credono gli altri, che sono talmente convinti che non guardano più con attenzione, che se no lo vedrebbero che poi non ci sono i tipi come quello lì. Così quello lì non mi sembrava più uno come quello lì, che poi sarebbe sempre lui, ed allora mi sono chiesto perché poi le persone pensavano che non era come loro. Che a dire la verità era strano, però per esempio pure uno che si mangia le uova con la maionese alle sette di mattina per me è uno po' strano, e la Germania è piena di questi che si mangiano le uova alle sette di mattina. Allora mi son convinto che essere strano non è mica poi una cosa brutta, che poi non è che uno è strano, ma siano noi che lo vediamo strano. Per esempio in Germania uno che mangia le uova alle sette di mattina mica dicono che è strano. Allora sta normalità è solo una bufala, e quello lì non è strano solo perché lo dico io, magari lui ci vede strani, allora chi ha ragione? E se fosse tedesco? O forse non gli piace quello che piace a tutti. Ed allora mica posso dire se è strano o no se non gli piace quello che piace a me. Così ho deciso che ci dovevo parlare con quello lì, tanto per essere sicuro, e vedere che poi i tipi come quello lì mica esistono, e quindi è normale che poi ci sono da per tutto, che se non esistono non esistono da nessuna parte. Ed io un giorno gli ho parlato a quello lì, così per strada, che gli deve essere parso strano che uno poi lo ferma per strada e gli parla che manco lo conosce. E va beh mica ho detto che io non sono strano. Mentre aspettavo il pulmetto l' ho fermato, che pure lui aspettava il pulmetto, e gli ho chiesto come che andava. Aveva l' aria stranulata e non era mica tanto abituato al fatto che poi uno vuol fare conversazione. Gli ho chiesto pure come è che si chiamava. Dopo un po' mi ha risposto, e qualche parola l' abbiamo scambiata. Io devo dire la verità mica ho capito bene bene cosa mi ha detto, però secondo me neanche lui ha capito bene bene cosa ho detto io, ed allora siamo pari. Era la prima volta, e quindi un po' va bene che non ci siamo poi tanto capiti, però già adesso va meglio, che ci salutiamo quando ci incrociamo per strada e sul pulmetto di mattina parliamo, sembra proprio che ormai ci capiamo, magari non bene bene, però non c' entra, che certe volte non capisco neanche mia madre bene bene. Mi sa che adesso la gente sul pulmetto pensa che anche io sia uno come quello lì, però non importa, che io a dire la verità mica ho tanta voglia di spiegare che poi i tipi come quello lì non esistono.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Io adoro quelli che la gente chiama "strani" perchè la gente chiama "strana" me...
la stranezza è sempre relativa!
Cpt

Jessica ha detto...

Bellissimo questo testo :))
certo che sei strano forte!!
...
ti avevo scritto due commenti in passato,a due post differenti, ma non sono stati pubblicati... pensavo a causa di una tua strana motivazione, ora penso che probabilmente ho sbagliato qualcosa io, hi :) , magari a digitare "hnfjdsfsso" questi cacchio di codici lunghissimi... bò

kay ha detto...

credo che ognuno di noi sia allo stesso tempo normale e strano...
in fondo i concetti di normalità e di anormalità siamo noi stessi che li fissiamo...
per cui se uno segue gli altri finisce con l'essere normale, ma al tempo stesso se cerca di essere diverso corre il rischio di essere simile a tutti quelli che come lui cercano di distinguersi...
forse espresso così appare un po' confuso, ma ti assicuro che nella mia testa è tutto molto più nitido...
a parte questo giro di parole...il testo è davvero bello...
e se questo è il tuo modo per essere strano...beh allora hai scelto davvero un bellissimo modo...
un abbraccio!!

Veggie ha detto...

Che cos'è "normale"? Io non credo che la normalità possa essere oggettivata... Ognuno utilizza la propria soggettività per descrivere la realtà circostante, quindi per ognuno la normailtà acquisisce una connotazione differente... E' poi, è pure bello essere "strani"... Il mondo è bello perchè è vario... Se fossimo tutti cloni, come potrei sfoggiare con orgoglio la mia maglietta viola e verde acido?!

P.S.= E complimenti per il testo, davvero introspettivo e bellissimo... me lo sono sentito vicino... condivido molte cose... e molti pensieri...