lunedì, novembre 17, 2008

gli alberghi sono navi senza movimento.....

Una stanza comoda, ma muta. Senza ricordi, senza vita. Ordinata, pulita, con un numeretto sulla porta. In qualche posto, vicino all' uscita di qualche tangenziale. Un posto come tanti, con i doppi vetri dei motel, le coperte anonime e le lenzuola fresche che una cameriera sconosciuta ti porta in camera. Dopo un po' cominci a confonderli, tanto sono tuti uguali, con le stesse luci, gli stessi bar, le stesse finestre. In fondo l' entusiasmo è la prima cosa che ti abbandona, il nuovo non esiste. Dura giusto il tempo della sorpresa, quei cinque secondi che le servono a diventare abitudine, poi tutto resta uguale. Si ha più dimestichezza con la fine che con l' inizio. Ed anche quella era una fine. Attendere è sempre come finire. Si alzò andando verso il frigobar. L' unica cosa che distingue gli alberghi costosi dai motel: la roba che ti danno da bere. Ma dopo un po' non fai più caso nemmeno a quello. Una cosa vale l' altra, l' importante è bere, mettersi in corpo qualcosa che ti dia la sensazione di essere da qualche parte, più forte meglio è. In questo forse sono preferibili i motel, per la roba scadente che ti brucia mentre la butti giù. Con il tempo li conosci tutti e li cataloghi per quello che hanno nel frigobar, anche se poi è più il caso a scegliere. Si fermò dinanzi la finestra coi doppi vetri, che rendeva tutte le luci di fuori finte, anche più delle luci che erano dentro. Oramai non riusciva più a credere che fossero vere, non riusciva a credere che per strada le cose accadessero sul serio, una stanza era tutto quello a cui poteva credere, lì poteva accadere qualcosa, anche se poi non accadeva mai niente. Ma la possibilità era gà molto. Era stanco del viaggio che non portava da nessuna parte se non lì, ad spettare che un telefono non suo squillasse per lui, in una stanza qualsiasi, su di una strada qualsiasi. Ora basta. Fuori non avrebbe avuto niente, ma non gli importava, cosa c' era otre il niente? Le case? Le strade? Bevve furioso quello che aveva. Non voleva più sentire di essersi arreso, in quelle lunghe stanze tutte uguali, senza memoria di lui, ne del prima ne del dopo. Voleva un posto da ricordare, un posto che lo ricordasse, dove poteva sentirsi vero standoci, dove le cose fuori dalla finestra sembrassero vere, reali, lì che lo aspettavano, da qualche parte in cui tornare. Tornò a sedersi sul letto e guardo il suo orologio. Attese. Poi il telefono prese a squillare. Al terzo squillo alzò la cornetta. Era Il tempo. Ora poteva scegliere. Sapeva quale sarebbe stata la voce dall' altra parte, calda e lontana, di donna.
"Sei arrivato allora?"
"Si, sono qui" rispose lui.


il titolo è gentilmente offerto da un verso di Paolo Benvegnù

6 commenti:

gattina ha detto...

spero che tu adesso stia meglio!!xD

Anonimo ha detto...

Sempre bello leggerti.
B_notte

Tintarella di... Luna ha detto...

Non ho mai amato le stanze di albergo,sono un po asettiche e poi non so hanno tutte le stesso odore indescrivibile...
Però sono legate alla cosa che mi piace più fare...VIAGGIARE...

Squilibrato ha detto...

Ma che a letto presto... lascia stare va... non se ne può più!

Tintarella di... Luna ha detto...

Ti rispondo qui caro.
Certo che se piacciono a me avranno qualcosa di bello è ovvio!!!!(che modesta che sono...).
Scherzi a parte, Wilde e d'Annunzio in parte li trovo simili ma in parte anche diversissimi.
Ti spiego quello che intendo :wilde mi sembra legato più alle cose un pò crude,alle parti celate dell'animo umano,mentre d' Annunzio in particolar modo nel Piacere(visto che quello ho citato)è legato più alle cose meno nascoste dell'animo umano,a quelle più allegre e gioise.Entrambi però sono amanti di quello che è la bellezza,l'arte,sono degli esteti.(E qui so che tu da artista avrai da obietare).Mi piace molto la sfera sensoriale e personale che loro dipingono,tralasciando spesso quella storica e collettiva.
Lo so dovrei interessarmi più al volgo,però non posso farci niente se mi lego troppo ai loro sentimenti.
P.S.
Ah altra cosa!!
Sai che mi piace di entrambi?Il loro descrivere le cose,l'immaginarsi il dettaglio,ogni piccola piega,sfumatura ed ombra e forse è questo che meno ti piace,visto che essendo un "musicista-poeta" ti senti più legato alla parte uditiva che a quella visiva.
Io,da brava architetta, sto con tutti coloro che guardano la realtà,la scrutano e la ridipingono a modo loro...
Oggi ho esagerato lo so!!!La prossima volta ti scrivo una mail,così invado meno campo pubblico!!!!
Un bacio

Veggie ha detto...

Ma ogni fine è in realtà un nuovo inizio... ed è anch dalle consuetudini che si può imparare a costruire qualcosa di nuovo. Solo che, a volte, fa così paura l'idea di alzare quella cornetta...