martedì, dicembre 16, 2008

un' idea folle-puntata 5 (Come illudersi di ritornare)

Si lo so mi sono assentato per un po' senza motivo. Ma ora ritorno con la mia idea folle e vi propongo anche un titolo, giudicate voi anche se ho quasi deciso. Ecco il probabile titolo: "Come illudersi di ritornare". Ed ora beccatevi la puntata.

LE COSE CHE SONO DETTE
Ormai il sole è tramontato. D pensa che sia una fortuna che la notte esista anche d' estate. Si ferma davanti la porta di casa, esita qualche secondo prima di entrare. Entra. Cammina lento fino alla cucina. Ci trova il padre e la madre, seduti in silenzio senza nemmeno guardarsi, fermi, come oggetti inanimati. Si stupisce di trovarli lì. Poi pensa che in fondo sono solo le otto e mezza di sera, quindi è normale. Si guarda intorno istintivamente, senza rendersene conto. Non ha proprio niente a che spartire con quella casa. Un pensiero che non riesce ad intristirlo. La casa è vuota, senza parenti ne amici. Una fortuna, pensa. Resta fermo lì sulla porta, immobile, lasciando che il tempo scorra. Non sembrano accorgersi di lui, ne lui presta la minima attenzione a loro. Restano solo fermi, ognuno nella sua posizione, come in una di quelle foto neorealistiche in bianco e nero. E' il padre ad alzare lo sguardo verso di lui. Resta a guardarlo dritto i faccia, come si guarda un estraneo. D non ha nessuna reazione. Poi il padre parla:
"Perché?" quella domanda risuona secca e pesante come un sasso lanciato contro una finestra. La voce non ha alcuna inflessione, nemmeno la formale cortesia fra estranei. Niente di niente. Poi continua: "...perché hai voluto pagare, perché hai voluto dimostrare la tua presenza?"
"Non me ne frega niente di dimostrare niente. Ho pagato perché avevo quei soldi, e perché volevo pagare il funerale di mio fratello."
"I Padri dovrebbero pagare, non i fratelli"
"Francamente non mi pare il momento per una discussione simile. Non si tratta ne di me ne di te, immagino te ne renda conto. Avevo quei soldi, tutto qui. Finiamola qui."
"Il tuo discorso non fa una piega. In fondo sei suo fratello, in fondo hai ragione."
Il padre riabbassa lo sguardo. D resta fermo dove è. Non è sicuro che il suo discorso non faccia una piega, e non è sicuro del perché abbia fatto quello che ha fatto. Ma non ha importanza. Le cose sono come sono, e forse neanche quello ha più importanza. Il padre si alza, resta un attimo a guardare D, poi riprende a parlare:
"Non ti biasimo per la tua presenza qui. Non ti biasimo di niente. Hai fatto quello che dovevi. Solo non cambia niente, e penso che te ne renda conto pure tu. Forse hai ragione se dici che non è il momento, ma vedi probabilmente non ci sarà mai il momento giusto per parlarne, non ci sarà mai niente d cui parlare. Le cose stanno così e ci rimarranno. Non te ne do la colpa, e non me la prendo nemmeno. Solo non cambieranno. Il resto non ha importanza."
Non lo guarda più. Esce dalla cucina verso la stanza da letto, senza mai guardarla. D capisce che probabilmente non si guarderanno più. Lo segue con lo sguardo. Scopre la madre a guardarlo, con la freddezza delle statue. Lei comincia a parlargli:
"Lui non ti biasima, e nemmeno io. Oramai non ho alcun interesse in quello che succede. L' ho convinto io a non fare niente sulla questione dei soldi"
"Ne sono stupito. Forse dovrei pesare che....."
"Non c' è niente da pensare. Io sono solo più pratica. Ci servivano quei soldi, se li avesse cacciati chiunque altro non avrebbe fatto differenza."
"Ne prendo nota."
"Te ne sei andato. Tutto qui, ed ora mio figlio è morto. Penso non ci sia altro."
Lei si alza e fa per andarsene. D parla con il dolore nella voce, rivolgendole lo sguardo in viso:
"Scusa mamma se non sono morto io....scusa!"
"Non fa differenza, non sono così stupida da darti la colpa. Solo che per me non fa differenza. Resta quanto vuoi, fai quello che vuoi. Per me non fa differenza. E non mi sento in colpa per questo"
Se ne va. D sa che sono le ultime parole fra loro, e forse è vero che non fa differenza. Lui se ne è andato, hanno ragione. E' quello che voleva, starsene da solo. Si siede. Guarda la parete di fronte nel silenzio della casa, che non è più la sua. Quando si alza per andare a letto non ha idea di quanto tempo sia passato.

8 commenti:

follementepazza ha detto...

Che storia triste...anche se esistono anche qst storie...
Buonaserata!

Veggie ha detto...

Che bello poterti leggere di nuovo...

Molto bella l'idea per il titolo... passalo da modalità "probabile" a modalità "certo"...

C'è un punto in cui mi ha fatto rabbrividire...
"Scusa se non sono morto io... scusa"
Non a mia mamma, ma anch'io una volta ho detto queste parole...
E ora faccio fatica a trattenere le lacrime...

Anonimo ha detto...

..spero sempre di leggere una Tua poesia.
;-)
B_giornata

Tintarella di... Luna ha detto...

Jo...sto perdendo il filo con tutte queste puntate!Help

Elsa ha detto...

sono arrivata fin giù...
un saluto
Elsa

GraficWorld ha detto...

Eccomi nel tuo blog dopo aver gironzolato un po'..
Ti lascio un saluto
Dual..

Tintarella di... Luna ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
La Ely ha detto...

L'applauso penso ti potrebbe dar noia, e allora faccio un lieve inchino, in silenzio.
Mi piace molto il tuo stile, mi piace l'atmosfera che hai creato ed il non detto celato.