mercoledì, dicembre 03, 2008

un' idea complicata-terza stagione

Un' idea complicata. Come il comprendere il verificarsi o il non verificarsi dell' essenziale, la naturale incompletezza del ricorso degli eventi. Come se i propri punti vincolari non avessero alcuna facoltà, alcuna attinenza alla resistenza. Ad ogni azione è pretesa la reazione che giustifichi una direzione privilegiata degli eventi, un' economia delle energie che comunque non ci è dato comprendere. Ma minimizzare la dissipazione non ci rende adatti alla evoluzione dei sistemi. Ed allora il tempo tramuta in forme ogni sensazione che possa influenzare quel precario equilibrio prossimo al collasso. Persino il reciproco scambio fra le parole e il susseguirsi degli eventi in un disordine regolato da attente regole di selezione non soddisfa lo sforzo dello spiegare, la ricerca delle forme esatte, il compiersi del legame fra il volere e l' agire, la fine che lega l' inizio. I modelli si perdono e possono solo imitare un vecchia idea che alla luce della nuova linea evolutiva risulta quasi ridicola. Tanto da far assomigliare le certezze alle risate, il dispiegarsi dei ragionamenti ai racconti innocui dei passanti. Allora il senso prevarica il fallimento, l' inadeguatezza delle regole pretese adimensionali assume l' aspetto del disegno ed il suo compiersi, che equivale al non compiersi affatto, poiché il fare è equivalente al non fare, la fine al cominciare, il dire al tacere. Un' idea complicata come il catalogare l' inessenziale, il necessario divisorio fra quello che deve e quello che potrebbe non dovere, senza poter sperare di più, solo un probabile margine di errore, senza la sapienza del proprio fallimento se non alla fine. Una diagnostica tendenza all' esaurirsi, un potrebbe che rappresenta tutta la sapienza di cui siamo capaci, una minima speranza che l' errore sia giusto almeno quanto l' esatto. Ammesso che esistere e non esistere abbiano un reale margine di rivelamento, una soglia da poter rappresentare in qualche ragionamento, seppur contorto. Di fronte ad una così comprensibile deriva di un sistema rappresentativo, è necessario affidarsi alla non conoscenza piuttosto, poiché l' assenza risulta quantomeno evidente, e la giustizia assume la dimensione di una propria tolleranza alla variabilità degli avvenimenti. E si è riportati alla relazione d' ordine fra le variabili e lo spazio circostante che si riduce ancora più all' elementare porzione di reale concepibile come slegato dalla volontà. Un' idea complicata, come il voler ammettere di decidere dove stare, come una posizionale regola di diritto all' esistenza. Un' idea complicata, come ammetere che esista una visione di un qualche insieme.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ancora.
Daiiiiiiii,
non complichiamoci troppo le cose,
la vita è già così complicata.
..mi mancano le tue poesie..
quelle mi allietano e non complicano. ;-)

ti lascio un bacino..ino..ino.

a presto.

Veggie ha detto...

Forse la cosa più complicata che si possa fare è fasciarsi la testa prima di averla battuta... Lasciar andare le cose come vanno, magari, renderebbe tutto molto più semplice... E sarebbe pure la cosa più facile... eppure, accidenti, quant'è complicato...

P.S.= Mi piace questa fase "introspettiva"...

Lorenzo ha detto...

non conosco il significato della maggior parte degli aggettivi che hai usato. capire il tuo post è per me quasi impossibile senza l'emicrania come effetto collaterale eppure qualcosa mi dice che qualcosa di buono e vero c'è in quello che dici. Non credo comunque che tu possa veramente parlare così, Secondo me ci stai prendendo in giro tutti, divertendoti a smascherare chi fa solo finta di capirti.
In ogni caso complimenti.

Squilibrato ha detto...

Ciao Johnny! E' da parecchio che non ti si vede nei post! Dove è finito l'animale notturno?

Suavemente ha detto...

hey ciao, passavo di qui per un saluto :)