lunedì, dicembre 22, 2008
ritorno con un' altra........
Non temere
piccola mia,
sgocciola ancora
sangue dai miei
poveri polsi,
e presto ne
riceverai dell’ altro!
Solo il tempo
di riempire
calici migliori!
E voi altri non
abbiate timore
per i vostri
sorrisi anzi
nascondete le
lacrime inutili
che non dicono
più niente!
Mi dispiace
ma non è
vostra la terra
che mi sporca
le dita.
Le vostre
candele senza
colore non
illumineranno
il buio della mia
morte e non
sarà la tua voce
ad accarezzare
il pianto!
Solo perdona
il fatto di non
potermi toccare,
e non vedendomi
ricorda la
mia presenza
senza alcuna
volontà di dolore.
.....scritta un po' di tempo fa, un paio d' anni, ma a cui tengo tanto. Eccola a voi.
martedì, dicembre 16, 2008
un' idea folle-puntata 5 (Come illudersi di ritornare)
LE COSE CHE SONO DETTE
Ormai il sole è tramontato. D pensa che sia una fortuna che la notte esista anche d' estate. Si ferma davanti la porta di casa, esita qualche secondo prima di entrare. Entra. Cammina lento fino alla cucina. Ci trova il padre e la madre, seduti in silenzio senza nemmeno guardarsi, fermi, come oggetti inanimati. Si stupisce di trovarli lì. Poi pensa che in fondo sono solo le otto e mezza di sera, quindi è normale. Si guarda intorno istintivamente, senza rendersene conto. Non ha proprio niente a che spartire con quella casa. Un pensiero che non riesce ad intristirlo. La casa è vuota, senza parenti ne amici. Una fortuna, pensa. Resta fermo lì sulla porta, immobile, lasciando che il tempo scorra. Non sembrano accorgersi di lui, ne lui presta la minima attenzione a loro. Restano solo fermi, ognuno nella sua posizione, come in una di quelle foto neorealistiche in bianco e nero. E' il padre ad alzare lo sguardo verso di lui. Resta a guardarlo dritto i faccia, come si guarda un estraneo. D non ha nessuna reazione. Poi il padre parla:
"Perché?" quella domanda risuona secca e pesante come un sasso lanciato contro una finestra. La voce non ha alcuna inflessione, nemmeno la formale cortesia fra estranei. Niente di niente. Poi continua: "...perché hai voluto pagare, perché hai voluto dimostrare la tua presenza?"
"Non me ne frega niente di dimostrare niente. Ho pagato perché avevo quei soldi, e perché volevo pagare il funerale di mio fratello."
"I Padri dovrebbero pagare, non i fratelli"
"Francamente non mi pare il momento per una discussione simile. Non si tratta ne di me ne di te, immagino te ne renda conto. Avevo quei soldi, tutto qui. Finiamola qui."
"Il tuo discorso non fa una piega. In fondo sei suo fratello, in fondo hai ragione."
Il padre riabbassa lo sguardo. D resta fermo dove è. Non è sicuro che il suo discorso non faccia una piega, e non è sicuro del perché abbia fatto quello che ha fatto. Ma non ha importanza. Le cose sono come sono, e forse neanche quello ha più importanza. Il padre si alza, resta un attimo a guardare D, poi riprende a parlare:
"Non ti biasimo per la tua presenza qui. Non ti biasimo di niente. Hai fatto quello che dovevi. Solo non cambia niente, e penso che te ne renda conto pure tu. Forse hai ragione se dici che non è il momento, ma vedi probabilmente non ci sarà mai il momento giusto per parlarne, non ci sarà mai niente d cui parlare. Le cose stanno così e ci rimarranno. Non te ne do la colpa, e non me la prendo nemmeno. Solo non cambieranno. Il resto non ha importanza."
Non lo guarda più. Esce dalla cucina verso la stanza da letto, senza mai guardarla. D capisce che probabilmente non si guarderanno più. Lo segue con lo sguardo. Scopre la madre a guardarlo, con la freddezza delle statue. Lei comincia a parlargli:
"Lui non ti biasima, e nemmeno io. Oramai non ho alcun interesse in quello che succede. L' ho convinto io a non fare niente sulla questione dei soldi"
"Ne sono stupito. Forse dovrei pesare che....."
"Non c' è niente da pensare. Io sono solo più pratica. Ci servivano quei soldi, se li avesse cacciati chiunque altro non avrebbe fatto differenza."
"Ne prendo nota."
"Te ne sei andato. Tutto qui, ed ora mio figlio è morto. Penso non ci sia altro."
Lei si alza e fa per andarsene. D parla con il dolore nella voce, rivolgendole lo sguardo in viso:
"Scusa mamma se non sono morto io....scusa!"
"Non fa differenza, non sono così stupida da darti la colpa. Solo che per me non fa differenza. Resta quanto vuoi, fai quello che vuoi. Per me non fa differenza. E non mi sento in colpa per questo"
Se ne va. D sa che sono le ultime parole fra loro, e forse è vero che non fa differenza. Lui se ne è andato, hanno ragione. E' quello che voleva, starsene da solo. Si siede. Guarda la parete di fronte nel silenzio della casa, che non è più la sua. Quando si alza per andare a letto non ha idea di quanto tempo sia passato.
mercoledì, dicembre 03, 2008
un' idea complicata-terza stagione
martedì, dicembre 02, 2008
un' idea complicata-seconda stagione
mercoledì, novembre 26, 2008
un ' idea complicata
giovedì, novembre 20, 2008
...una su di noi.
Io non sono chi scrive
ma è chi scrive che è me!
Fino al punto che
me ne vergogno.
Per questo miei padroni
non capisco le mie colpe.
E sì che la mia immagine
non è tra le vostre.
Solo chi scrive, che è me,
sa vedere quanto le
inutili parole abbiano
il colore del fango
eppure i vostri nomi gridati
tutto in tempo per cadere.
Io come chi legge, che non è me,
potrei comprare i
vostri ricordi pagando
con frammenti di nobiltà.
E sì che le mie mani
non sono strette nei
taciti accordi delle
persone gia morte.
Chi è me, e scrive,
tornerà a riscuotere
tutte le colpe e le scuse
bruciandole con le
proprie ceneri nel
calore del cielo.
..un attimo di lucidità mentre mi intrattenevo con tutti quelli che ho in testa.
lunedì, novembre 17, 2008
gli alberghi sono navi senza movimento.....
"Sei arrivato allora?"
"Si, sono qui" rispose lui.
il titolo è gentilmente offerto da un verso di Paolo Benvegnù
giovedì, novembre 13, 2008
........
Leggimi
come si ascolta
una bella canzone.
Come la danza
che la pioggia
fa nel vento.
Sorprenditi
di trovarmi nuovo
ad ogni parola,
presente per
metà e per
metà che ascolta.
Leggimi
come le anime
leggono nell'aria,
come la fine di
una favola.
Leggimi come vuoi,
come l'ultimo o
come il primo;
e mentre leggi
scrivimi.
Su tutto ciò che sono e che potrei essere.
sabato, novembre 08, 2008
una....
Ho pensato di poter
Imparare il suono delle parole
Ma non ho capito.
Il suono del nulla,
Della bellezza come
Le parole che ne parlano,
Come se fossero gesti.
Ho atteso che il
Tempo giungesse a
Portarmi consiglio.
Eppure sono qui,
Come la notte che
Sembra non fare rumore,
Ma piuttosto canta.
Mi sono chiesto dove
Fossero le giuste parole
E dove quelle belle.
E di notte le perdo
Sempre un po’ tutte,
E non so più dire
Il dolore che mi sorprende.
E non ne so dire il suono.
Allora ho provato a
Chiedermi dove fosse
La ragione che mi spieghi
Il rumore del mio
Animo che pensa,
E mi mancavano
I gesti ed i racconti,
Le parole e le bugie.
E potevo solo sentire
La nota del tempo.
Ma sapevo dove ero
E non sapevo dirlo.
Mi sono chiesto che
Suono avesse il silenzio
E come raccontarlo,
E l’ ho trovato bello
Quieto e caldo come
La voce di una donna.
E mi sono perso.
Mi sono chiesto se
È vero che chi non
Dorme vive più in fretta,
Ed il suono di una
Risata ha saputo rispondermi,
Così bella da farmi
Chiudere gli occhi.
Mi sono chiesto come
Fosse il suono della
Bellezza e mi è sembrato
Come quello di un nome,
E come fosse quello del nulla
E l’ ho trovato sincero.
Talvolta mi volto per
Riuscire a risentire il passato,
Per ricordare come suonava,
E lo trovo come la voce
Di un vecchio amico che
Saluti da lontano mentre parte.
Ed allora mi fermo
Illuso di aver trovato
Le parole migliori,
Che suonano come la mia voce.
.....recentissima. Sulla notte, la grazia, il silenzio, il tempo e l' amore, me stesso, le cose, l' opera ed il suo raggiungimento, l' impresa, i ricordi, la resa e la verità.
mercoledì, novembre 05, 2008
"forse è l' aria intorno"
"Allora, dimmi: che te ne fai?"
"Cosa vuoi che me ne faccia? Lo sai no, mi pare che la situazione fosse chiara"
La calma di lei fu quasi offensiva, come un gesto improvviso, immotivato. Lui sperava in qualcosa di diverso, si illudeva. Provava qualcosa di molto vicino alla vergogna, ma riusciva a controllarlo, a nasconderlo. Fece due passi sul lato prima di riprendere a parlare.
"A volte mi viene il dubbio che io sappia davvero o no. Poi con te le cose non sono mai sufficientemente chiare"
"Che scortese che sei! Il fatto è che ti devi sempre dare una spiegazione, un motivo, un' utilità. Io no grazie al cielo. Ecco perché tu sei lì ed io sono qui"
"Pensavo fossimo nello stesso posto"
"Non si è mai nello stesso posto, non ti ho insegnato niente in tutto questo tempo?"
La sua voce gli sembrava esageratamente musicale per quelle parole. Una voce bassa, più netta sarebbe stata più adatta a dire quello che stava dicendo lei. Pensò che la sua sarebbe stata più adatta. Era troppo persino per lui ammettere che lei avesse ragione. Decise che qualsiasi cosa fosse successa non avrebbe mai ammesso quel dato di fatto. In fondo non aveva niente da perdere ne da guadagnare. Si sentì visibilmente più sollevato da quella constatazione. Lei se ne accorse.
"Magari non volevo imparare. Sei troppo abituata a pensarti necessaria, a volte non lo sei." Il tono di lui aveva perso quell' impostazione forzata ma si era fermata, ora sicura, rassegnata e quindi fiera. Lei si stupì del cambiamento e perse il controllo, solo per qualche secondo, ma era già tanto. Lei spense la sigaretta si fermò a guardarlo. Era diverso, lontano, aveva perso delle cose ma ne aveva trovate altre, e nemmeno lei sapeva dire se era meglio o peggio. Fu sul punto di sentirsi in colpa ma scacciò subito quel pensiero. Anche lei aveva perso qualcosa e trovato qualcos' altro. In genere le cose vanno così, non ne vale la pena farci un dramma.
"Si forse non hai voluto imparare. Non recrimino niente, e lo sai. Abbiamo fatto quello che dovevamo, o forse solo quello che potevamo, ma non cambia niente. Le cose sono come sono, io e te siamo come siamo. Spero almeno che tu sappia che non ho mai finto, non mi sono mai nascosta, mi hai sempre trovata per quella che sono. Non penso sia poco."
Era stata sincera, e per una volta non se ne importava di quello che poteva apparire. Lui lo sapeva e non poteva negarlo. La guardò come se stesse guardando l' orizzonte. Oramai era tutto già stato fatto, non c' era più motivo di stare lì, non una sola ragione per continuare a parlare. Le si avvicinò piano guardandole il viso. Era bello come qualcosa tanto lontana da essere pura.
"Non è poco. Purtroppo non ho mai creduto alla verità delle cose, al fatto che vano come devono andare. Ma non cambia niente. Io non cambio niente, e magari non voglio farlo"
Si fermò un attimo e le accarezzò il viso, così bello e lontano. Lei lo lasciò fare, anzi strinse un po' la mano di lui con la spalla e vi poggiò la sua. Lui parlò mentre continuava a carezzarla:
"Sarebbe bello se non esistesse nulla altro, ma solo il tuo viso. Forse non siamo poi così diversi, come due raggi di luce, il colore è diverso, ma sono entrambi luce"
Si chinò a darle un bacio leggero, come un soffio sulla pelle. Lei gli strinse un po' di più la mano e lo fissò per qualche secondo. Era tutto fatto. Lui si voltò in silenzio e si avviò senza voltarsi. Aveva vinto quella piccola battaglia ma come già sapeva senza guadagnarci niente. Una volta in auto scelse con cura la musica da mettere esaminando uno ad uno tutti i CD a disposizione. Si appoggiò al sediolino prima di partire e respirò a fondo. Si sentiva strano, non sapeva bene come e addirittura gli parve di non sapere nemmeno il perché. "Forse è l' aria intorno" si disse, poi ripartì.
martedì, novembre 04, 2008
mi do delle arie....tiè!!
Il premio onora e riconosce il lavoro di blogger i cui blog motivano la terapia d' arte, e io ne sono lusingato, e presenta un piccolo e semplice corollario:
- si citi chi ha deciso di assegnare il premio
- si dica il perché si è deciso di aprire il blog premiato
- si dica quale sia la propria arte madre, anche se molteplici
- nominare altri 13 blog amici meritevoli di tale attestato.
Allora come già detto il premio mi è stato assegnato da una personcina a modo con evidente buon gusto che nella fattispecie si tratta di scrittrice75, o Angela (mi permetto di riportare il nome vero spero non ne abbia a male), che come il nik suggerisce è una scrittrice e come tale scrive. Io la ringrazio per aver associato il mio blog all' arte. Grazie. Ora ho deciso di aprire il blog per divertirmi, poiché scrivere soprattutto mi diverte oltre ad essere una necessità, per pubblicare tutte le idee che mi venivano, per esercitarmi nella scrittura, per le poesie che scrivo da tanto, per togliermi uno sfizio, non per particolari esigenze di sfogo. Per vedere che ne veniva fuori dai miei raccontini. Sono interessato un po' a tutte le arti, con più o meno interesse, ma di certo la mia arte madre è la MUSICA, con la quale fondo pure la scrittura, e poi la scrittura che pure mi accompagna fedele, ma sono più musicista che scrittore. Qui mi sento di dover fare una precisazione: senza alcuna arroganza mi considero un' artista, e non perché suoni tre strumenti o perché scriva, perché penso che artisti lo si è, penso che sia una caratteristica di noi stessi ne più ne meno come la simpatia o la testardaggine, perché io sento il mondo intorno in modo diverso dalla maggior parte della gente, e non mi sto mettendo su di un gradino più alto, solo diverso, e questo modo diverso mi porta a vedere cose che forse non tutti vedono, a sentirle e quindi a doverle dire, in qualche modo. Ecco. Detto questo vi dico che per tener fede all' ultimo punto necessito di un po' di tempo, e siccome mi pare sia lecito me lo prendo e vedrò con calma a chi dare cotanto lustro!!..Grazie a tutti.......TA DA!!!!!!!
venerdì, ottobre 31, 2008
....ancora sull' amore, e sull' inizio.
Regalami
le cose che ci spaventano
affinché la paura
diventi gioia,
affinché la gioia
sia la nostra compagna.
Perchè anche le lacrime
abbiano il sapore dell'amore
lascia che i sogni più belli
diventino semplici parole,
che come gioielli
ci porteremo addosso!
"... che strane creature i poeti. ogni volta che parlano è una truffa."
lunedì, ottobre 27, 2008
...una sull' amore.
A te
che mi stringi
la mano potrei
dire mille cose.
Ma preferisco guardarti.
Un sorso di vento
ci accompagna
discreto, con le
stelle che in cielo
ci spiano.
Ma sono tutte tue.
A tratti me ne
regali qualcuna,
ma non te ne curi.
L' imbarazzo che
taci mi fa degno
della luce che
indosso, e se ho
davvero quel po'
di follia che tanto
mi dici tenterò
di strappare
il cielo per
dartelo al dito.
Forse canterò
di altre cento
cose che non
hanno senso
e tu ne riderai,
ma di te
che mi stringi
la mano mi
racconterà l' aria.
Se non ci sarò
e se non ci sarai.
Mille angeli ci
canteranno le
nostre favole
e se non li vedrai
cosa importa?
Basterà chiudere
gli occhi.
Se ti sembrerò
lontano aspettami
ed io cercherò
di dirti i sogni
che vedo.
Se il mio parlar
ti suona strano
perdonalo.
Perchè il
cielo se ne
riempi tutto
getto in alto
questo mio saluto,
a te che
mi stringi
la mano.
...scritta quando ero innamorato, ed in parte ancora lo sono.
martedì, ottobre 21, 2008
un' idea folle - puntata 4 (Come illudersi di ritornare)
CAMMINARE CON LENTEZZA.....
Camminano lenti seguendo l' auto. Sparsi in una fila disordinata. Tutti tristi, tutti addolorati. D non li guarda, pensa che quella sia una pagliacciata. Cammina un po' in disparte, guardando in alto chiuso nei suoi occhiali nerissimi. C' è il sole. Lo trova ingiusto quel sole, insensibile. Fa caldo ma non se ne accorge. Porta un pantalone nero, scarpe nere, una camicia nera a maniche lunghe chiusa fino all' ultimo bottone sul collo sistemata con cura nei pantaloni. Le mani in tasca. Segue la folla senza farci caso, meccanicamente, non guarda nemmeno la strada. Mantiene gli occhi al celo. Qualcuno gli fa un cenno di saluto, qualcun altro gli dice qualche parola. Lui non sente niente, non risponde a nessuno. Solo cammina e guarda al cielo. Quello non è il suo posto, non è il suo paese, non lo è mai stato. Poi pensa di non avercelo un posto, un paese. Quindi non fa differenza. In fondo non è nemmeno il posto del fratello. Quello fa differenza. Non riesce a trovare un senso a quello che sta facendo, a quella situazione. Si sforza, ma non riesce a trovarci un significato. La bara, l' auto, la gente, i suoi vestiti neri. Non se li spiega. Allora ci rinuncia, che tanto non cambia niente, tanto le cose stanno come stanno. Questo fa differenza. Abbassa lo sguardo per guardare i suoi genitori. Sono davanti a tutti, uno vicino all' altro. Il padre, piegato, sconfitto, stanco. Senza colore, con lo sguardo lontano, la faccia scavata dal dolore, piccolo. Non vuole più niente, non si accorge di essere lì. La madre ritta e ferma, con lo sguardo fisso, vuoto, senza vita, il viso asciutto senza lacrime, la testa alta, le mani ferme, pietrificata, cementificata, senza ragione, senza respiro, senza più niente. D per un attimo pensa a come potrebbe essere stata la scena se nella bara ci fosse stato lui. Un improvviso pudore lo costringe a soffocare un sorriso. Si rammarica per non saper confortare i suoi. Ma le cose sono come sono. E nella bara non c' è lui. Questo fa differenza. Camminare non gli pesa più. Si guarda attorno prima di rialzare lo sguardo. Vede la folla, molti non li vedeva da un po', molti altri non li ha mai visti. Vede la strada e le case intorno. Vede i parenti. Estranei. Come lui. Si sente estraneo a tutto quello, alla gente, al posto, ai suoi. Si convince ancora di più di voler restare e vedere come vanno le cose. In fondo ha bisogno di solitudine e dove si è estranei si è anche soli. Poi magari qualcosa accade. Si arriva alla chiesa, ma lui non entra. Ci pensa, ma non ci riesce. Qualcuno lo guarda incuriosito, qualche parente sembra accennare un piccolo rimprovero con gli occhi. D non ci bada. Resta fuori con lo sguardo al celo. Pensa solo di non voler tornare a casa, pensa di voler camminare tutto il giorno. Tanto la casa sarebbe piena di gente. Si avvicina qualcuno. Gli parla ma lui non la sente. E' una ragazza. D la guarda, la vede muovere le labbra, ma non la sente, nemmeno un suono. Si accorge di conoscerla, ma non riesce e ricordarsi di lei. Lei continua a parlare, sembra preoccupata, gli mette una mano sulla spalla. D la guarda come si potrebbe guardare attraverso una finestra. Lei insiste, ma lui non la sente. D pensa che potrebbe persino riderle in faccia se non sta attento. Nel frattempo non riesce a ricordarsi di lei, ma la conosce. Se ne convince un po' di più. Immagina il suono della sua voce, lo immagina piacevole. Lei sembra ancora più preoccupata. Fino a che smette di parlare. D non la guarda più, ritorna a fissare il cielo. Gli viene in mente che sarebbe bello, in quel momento, avere della musica da ascoltare.
martedì, ottobre 14, 2008
"la paura degli esseri umani è paura di essere umani"
"Cose c' è uomini? Vi piace il colore del mio sangue? Come siete inetti persino nel disprezzo!"
La sua voce aveva il suono del marcio. La Bestia non voleva andarsene.
"Gioite signori!! Ultimi! Questo siete, ultimi" una tosse la interruppe, il sangue le riempiva la bocca, non lo sputò lo lasciò colare, così che tutti vedano "piccoli esseri, vi rallegrate della mia fine così da potervi rallegrare della vostra. Piccoli esseri"
Si dimenava la Bestia, fiera del suo dolore, cosciente della sua misera fine. "Non pensate di me, uomini, che io sia finita. Voi siete me, voi siete la mia fine....." ancora il sangue giunse a fermarla, ed un' improvvisa convulsione. "Questo sangue sono le vostre lacrime, miseri. Il vostro odio...guardatevi...guardatevi..fermi nei miei rantoli.......fetidi fetidi fetidi fetidi, no no, non smetterò poiché voi non smetterete, voi siete me!!....il sangue, il mio sangue vi gonfia....uomini e morti peggio del mio misero viso. Cani....cani come quei lerci che qui vi hanno condotto...........il mio sangue sempre vi sporca.....ah ah ah ah ah ah...guardatevi, guardateviiiiiiiiii!!!!!!! ed io sono la Bestia. Ah ah ah ah ah ah....uomini, esseri umani, spettatori......misere bugie, fandonie di marcio.....il sangue il sangue il sangue il sangue................eccolo il sangue bevetene! Bevetene! Ad uno ad uno mi prenderò ed allora saprete come si bestemmia....bevetene!!! Uomini...eserciti, io sono gli eserciti...porci, porci, neanche l' inferno vi vuole esseri umani!! perché ora? perché?...si lo so è tempo...ma perché?.....il mio sangue vi riempe!! Porci. Esseri umani, solo questo siete, esseri umani, gonfi di giustizia, di miseria, soli e persi, marciti, abbandonati...dove è? Dove è la verità? allora porci, dove è la verità? Fermi nei miei rantolì..........guardatevi....guardatemi, guardatemiiiiiiiiiii. Inetti persino nell' odio...cosa saprete fare? Dove affonderete le vostre dita?.....ultimi questo siete ultimi!! Come il mio cancro sarete sempre marci...guardatemi, guardateviiiiiiiiii!!"
Tutti in cerchio la guardavamo dimenarsi persa nel suo vomito. La Bestia stava finendo, eppure nessuno mosse un dito. Non un respiro, in quell' aria ghiacciata dalla sua sofferenza.
La Bestia seguitava a chiamarci tutti per nome, ma nessuno ebbe il coraggio di risponderle.
sabato, ottobre 11, 2008
....una
Farò di tutto per
Riuscire ad essere da solo.
E nel frattempo saprò
Dire tutte le bugie che
Saranno necessarie.
Finalmente la mia stupida
Anima potrà smettere
Di fingere di starmi
Accanto.
E riposerò finché dovrò.
Francamente non
Credo più.
E non so perché le
Mie parole abbiano
Ancora il fastidioso
Suono della verità.
Solo il silenzio mi
Rende sveglio ed
A lui mi aggrapperò.
Con lui mi cullerò
Fino all’ alba,
in lui aspetterò il nulla.
I vostri volti saranno
Così piccoli ed incolore
Che persino io potrò
Dimenticarli senza
Pentirmene affatto.
Tutte le mie scuse
Vi sembreranno
Infinitamente giuste
Ed allora io,
nel vostro rumoroso
stupore saprò dove andare.
Le mie mani saranno piene.
Ego vi assolvo in
Nomine padre
Signori miei,
Finché il tempo ci
Renderà servizio.
questa è l' ultima che ho scritto, avrà poco più di un mese. Credo sia positiva.
lunedì, ottobre 06, 2008
elogio al peggio.
giovedì, ottobre 02, 2008
uno come quello lì
lunedì, settembre 29, 2008
dunque....
venerdì, settembre 26, 2008
..la celebrezione
I cori dei cieli
suoneranno forte
quel giorno e
molti occhi si
spalancheranno per
vedere il carro che
mi porterà. Forse,
piangeranno le
nuvole, forse piangerà
il vento. Ma una
musica dolce
riempirà tutta l'aria
del mio ricordo,
anche se solo
per un attimo.
.......altamente celebrativa, ed a proposito di fine.
martedì, settembre 23, 2008
un' idea folle- puntata 3 (Come illudersi di ritornare)
PRIMO INTERMEZZO. SUL PIANTO
Chiusa nella stanza. Buio, tutto intorno. Non vede niente. Piange. Non pensa, Non vuole ricordare. Piange. Odia la presenza che le sta affianco. Non sa spiegarselo, ma in fondo non le interessa. Pensa solo "perché lui è vivo?". Un po' se ne vergogna, ma si convince che non è naturale sopravvivere ai figli. Allora se lo ridomanda, "perché lui è vivo?". Piange. Silenziosa, senza rumore. Ma è estremamente evidente. Piange. La notte pesa. Interminabile. Sa che la presenza che sta di fianco la sente, si accorge di tutto. Lo odia un po' di più. Piange. Si chiede come sarebbe finire tutto lì, come sarebbe se riuscisse a non sentire più niente. Si convince che tutto il resto sarebbe comunque come niente. Allora tanto vale goderselo quel pianto, perché è comunque l' ultimo che fa. Ne è sicura. Piange. Non si preoccupa più di stare in silenzio. Ora il silenzio le sembra indegno. Piange. Solo questo conta. Piange. Che tutti sentano. Piange e prova orgoglio per quel pianto, tanto che diventa ingombrante, riempe tutta la stanza. Colma le pareti. Le sembra di ridere. Piange. Tanto che l' alta persona non può più stare nella stanza. Quel pianto la soffoca. Lei lo sa ed allora Piange. Lo rende evidente, insopportabile. L' altro si alza. Ma non si volta. Piange. Pensa a D, e quasi di nascosto si chiede perché non lui. Perché non l' altro figlio. Piange anche per quel pensiero. Non conta più. Piange, e quello giustifica tutto. Pensa che in fondo lui se ne era andato. Quindi perché no lui? Piange. Si rende conto che le è rimasto solo quel pianto. Non ha più niente. Tutto non esiste più. Niente marito o altro figlio con il quale non parla. Niente casa. Solo quell' ultimo pianto. Allora vuole farlo durare quel pianto. Deve tenerselo stretto. Sa che quando finisce, allora finisce pure lei. Tanto tutto è già accaduto. Piange. Devono sentirlo, devono saperlo. Lei lo deve sentire, lei lo deve sapere. Tanto non le interessa nessun altro. Solo il pianto. Ora lei è diventata il pianto, le lacrime sono lei stessa. La notte comincia a finire, e lei comincia ad avere ansia. Non vuole finire. Vuole piangere. Non vuole finire. Pensa che è troppo presto, che una notte dura meno di un pianto. L' alba si fa vedere. Le lacrime sono più dense, scendono più lente. Si agita un po'. Non si può piangere con la luce. Ancora poche lacrime e poi il nulla. Andare avanti vuota. Tanto già si è morti. Piange. Non vuole smettere. No. Un po' di luce entra. Si rassegna. Sente le lacrime sempre più lente, sempre più poche. Allora si calma. Non si può piangere con la luce, lo sa. Pensa che in fondo l' eternità è tutta lì, nella fine delle cose. La luce invade la stanza e la trova ferma. Non piange. L' ultima lacrima tenta di resistere sullo zigomo. Asciuga gli occhi con cura con un fazzoletto fresco di bucato e lo ripone in un cassetto, lontano da qualsiasi altra cosa.
sabato, settembre 20, 2008
...una sulla fine
A tratti riconosco
il cielo ed il cielo
riconosce me,
mia Regina.
Eppure le tue mani
mi avrebbero potuto
toccare ed io,
gli avrei creduto.
Ma è già abbastanza.
Le cose arriveranno
e le risposte non
serviranno più.
Tutto sarà dove sei
tu ed io non sarò
da nessuna parte,
mia Regina.
Mi terrò tutti i segreti
e continuerò a dire
le mie solite bugie.
Conosco i miei desideri
e troverò il mio pudore,
poiché passa
la fine mia Regina.
Il tempo avrà
di nuovo ragione.
La celebrazie della fine, che spesso è più importante dell' inizio! Ho sempre pensato che il fatto che debbano finire rende le cose speciali.......ma in fondo sono uno strano io.
giovedì, settembre 18, 2008
intermezzo ( in Abm )
venerdì, settembre 12, 2008
..una su di me (forse, magari ditemi voi!)
Vedi,
prima o poi torno
a scriverti.
Non sono sicuro che
sia passato del tempo
dall' ultima volta.
C' è la luna che
taglia la notte.
Vorrei tagliasse anche me.
Sarebbe bello sai
potersi sciogliere
come la pioggia per
ballare nel vento.
Non voglio restare qui.
Ma forse non voglio
andare in nessun
altro posto. Ti prego
piccola amica, parlami,
raccontami mille cose,
inventa favole solo
per me. Portami via,
tra milioni di parole.
Chiudi i miei occhi
e cullami con la tua voce.
Non abbandonarmi qui
fra le cose che ci sono,
portami fra quelle che
non esistono.
Non voglio vedere.
Non voglio sentire.
Anche se solo per
un' ora, forse,
non voglio esistere.
Ricordi?...Ti dissi che
ti avrei scritto una poesia.
Le poesie che ti
dedico sono pensieri,
non potrei mai scriverle.
Sembro un bambino.
Perdonami piccola amica,
Non farti una cattiva
idea di me. Perdonami.
Non sono sicuro di
sapere cosa dovrei...
Sto dicendo troppi no.
Ormai si è fatto tardi,
ma tornerò a scriverti.
Ti prego solo di essere pronta.
Ti saluto piccola amica
con l' augurio che
sarà la gioia il nostro
prossimo tramite.
Anche ora ti invito
a salutarmi chiunque
tu voglia e magari parlagli
di me inventando pure
qualsiasi storia
ti sia venuta in mente.
Vestimi di fantasia
cosi capirai, e capirò anch' io.
Ti regalo il mio pensiero
e questo tentativo di
omaggiarti.
A notti migliori
piccola amica,
che non tardino
ad arrivare.
....ecco, non sono sicuro di poterla considerare una poesia. Anche questa è lunghina e lo so, ma ha qualche verso in meno però. Esiste anche una prima lettera, ma questa mi piace di più. Eccola a voi.
...mi pare abbastnza!
lunedì, settembre 08, 2008
un' idea folle - puntata 2 (Come illudersi di ritornare)
FINO ALL' ALBA
Sono tutti seduti intorno al tavolo, mentre persone entrano ed escono continuamente. Parenti, amici, conoscenti. Qualcuno soffre, qualcun altro finge. D è seduto in disparte, su di una sedia poggiata al muro, ai bordi della stanza. Guarda le persone che entrano ed escono. Molti li disprezza, altri non li cura. Gli sembrano troppe. Pensa di alzarsi per andarsene a fare due passi. Poi decide di restare. Ha in mano un caffè ma non lo beve, lo guarda soltanto. Cerca di non pensare a niente. Quasi tutti lo salutano e sembrano non badare al suo stare in disparte. Ma fingono. Lui lo sa e non gli interessa. In fondo se ne era andato proprio per questo. Una voce ripete in continuazione “Non si può morire così”. È sua madre. Piange. Non pensa di confortarla, solo la comprende. Un figlio che muore un po’ ti uccide. Il padre è in silenzio. Si sente solo un po’ di brusio di gente che si muove. Il suo amico è seduto al tavolo. A tratti lo guarda. D fa finta di non accorgersene. È come se non fosse lì. Non sente niente di quello che sta attorno. Cerca solo di non pensare. Una mano si poggia sulla sua spalla. Si volta senza scatti. È suo cugino, un amico. L’ unica persona che vede con piacere. Si guardano. Non servono le parole, si possono dire tutto così. Poi il cugino si avvicina al tavolo e bacia la madre di D. Resta qualche secondo a fissare il tavolo, gli sembra terribilmente lontano. Sembra non avere senso quello che vede. Torna a fissare il caffè, in silenzio. Si avvicina il suo amico e gli fa cenno. Escono. L’ amico comincia quando sono sul pianerottolo, nelle scale.
“Io vado D….potrai perdonarmi se me ne vado?”
“No….ma non fa differenza. Ti capisco vai”
“Non posso stare al funerale, non ho la forza scusa”
L’ amico si accende una sigharetta, D non fuma. Un attimo di silenzio, sembra pesante e lungo.
“Tra quanto pensi che se ne andranno tutti ‘sti pagliacci?”, è D a parlare. L’ altro sospira poi comincia “Per gli incidenti si perde sempre molto tempo tra ospedali e rilevazioni ed i parenti arrivano tardi a casa….almeno per un altro paio d’ ore penso, ma poi non è una cattiva cosa. Hai visto tua madre non può restare sola”
“Non è sola. C’ è papà, sua sorella….tutta questa gente non conta niente”. Si sente altra gente arrivare. D chiede “Che ora s’ è fatta?”
“Sono quasi le nove e mezza D”. Si guardano per un po’ senza parlare. È di nuovo D a parlare
“Dovresti farmi un favore…..”
“Non ti preoccupare avvertirò io tutti per la tua assenza. Domattina faccio un giro di telefonate.”
“Grazie. Terrò il cellulare spento in questi giorni, non mi va proprio di sentire le condoglianze di estranei. Tu non temere, mi farò sentire io”
“Allora resti. Quanti giorni starai?”
“Non lo so. Non so neanche perché ho deciso di restare. Vedremo cosa capita. Ti farò sapere……tu piuttosto devi muoverti se devi tornare si sta facendo tardi”
“Non temere, se me la prendo comoda staro per mezzanotte a casa”. Restano ancora un po’ sulle scale, zitti. Si sono detti tutto. L’ altro se ne va. Non basta il paio d’ ore per far andare via tutti, ne servono quasi tre. D resta seduto sulla sua sedia poggiata al muro per tutto il tempo. In silenzio. La madre fa l’ ultimo caffè prima che chi è rimasto in casa vada in stanza a fare finta di dormire. Questa volta lo beve. Lui va nella sua vecchia camera. Non dorme. Resta steso sul letto e guarda il soffitto. Si sforza di non pensare. Non si spoglia, si toglie solo le scarpe. Passa il tempo. Si alza ed esce sul balcone. Sente la madre che piange, piano, in sordina, ma piange. Sembra non gli faccia effetto, ma non ne è convinto nemmeno lui. Rimane fermo a guardare l’ orizzonete forse per un’ ora. Arriva l’ alba. Lenta, calda, silenziosa. Gli si infila un pensiero frivolo nella testa, forse sorride. Pensa che sarebbe stato bello in quell’ occasione avere il vizio di fumare. La luce del sole si fa evidente e pensa che nemmeno così gli piace quel posto. Entra dentro e sceglie i vestiti da indossare.
venerdì, settembre 05, 2008
......una sul disprezzo
L' ultimo gradino
dell' inferno è ormai
sceso e le
ultime ore di
quella notte i miei
occhi videro
sogni improponibili.
Ma voi signori
non sapeste udire
le mie bestemmie.
Il mio posto è
di passeggere
e le mie membra
ardono per aver
mischiato la mia
aria alla vostra.
La dicitura del veto
è ormai pronunziata
ed io non posso
che inchinarmi
alla giusta
gaiezza della
vostra miseria.
Nell' acheronte
affogheranno
i vostri dispiaceri
e vi convincerete
che nei vostri
sguardi c' era
davvero qualcosa.
Dai vostri
occhi berrò
tutte le mie colpe
e potrò dipingere
le vostre lapidi
col mio sangue.
Lo squittio
della mediocrità
nelle vostre
orecchie
risuonerà come
il canto dei demoni
in onore della
mia presenza.
Così la vostra
infima conoscenza
sarà parte di
quel fango che
imbratterà i muri
senza che le
mani dell' uomo
ne siano
sporcate.
L' inferno darà
nome alle vostre
frattaglie e
ne custodirà
il ricordo.
Gioite signori,
poiché la
fine viene
e si prende
tutto.
giovedì, settembre 04, 2008
..le cose che se ne vanno.
p.s.ho mandato quella mail, mah vedremo.
martedì, settembre 02, 2008
un' idea folle- puntata 1 (Come illudersi di ritornare)
ACCADE.
E' fermo nella vasca da bagno. L' aqua caldissima nonostante il caldo di fuori. Occhi chiusi. E' sveglio però. Squilla il cellulare. Gli occhi si aprono lentamente, impreca a bassa voce. Con molta calma si solleva leggermente, prende un asciugamani. Secondo squillo, non gli mette fretta. Si asciuga le mani con cura e calma fin dopo i polsi. Terzo squillo. Un sopiro, attende. Ariva il quarto squillo. Si sporge dalla vasca, a terra cerca il cellulare, lo trova. Osserva il nome sul display, se ne stupisce. E' appena finito il quinto squillo. Risponde con voce bassa: "Pronto"
"Ehi D sei a casa?" la voce dell' altro è cupa e tesa, come se stesse scomodo.
"Si ma cosa vuoi?".
"Tra due minuti sono da te"
"Sono nella vasca........lo so che siamo amici ma non fa mai piacere la telefonanta di un poliziotto, me lo dici che c' è?"
"Non a telefono...vestiti hai due minuti ti aspetto"..stacca.
Si incuriosisce e decide che vale la pena vestirsi, se non fosse iportante non avrebbe fatto come ha fatto. Piano si asciuga, pensa che il suo amico può aspettare un po' di più che due minuti. Sceglie i vestiti. Li mette. Controlla le tasche, ha tutto. Chiude la porta e scende le scale con calma, non usa mai l' ascensore. Appena fuori vede l' amico impiedi appoggiato alla macchina, sta fumando. E' incredibilmente serio. Si avvicina. Ci mette un po' a parlare, fuma un po', sospira, poi comincia:
"Mi dispiace D, un incidente con la moto, brutto.....senti non so come dirtelo. Tuo fratello, è morto sul colpo. Non ha sofferto, anche se non conta nulla, anche il passeggero non si è salvato..uno scontro con un auto, l' autista è morto anche lui. Circa tre ore fa. Scusa ma non riesco a dirtelo con delle parole migliori!"
Silenzio. Fa due passi indietro, si siede sul marciappiedi, in silenzio. Pensa che ci aveva parlato la mattina al telefono, ieri lo aveva addirittura visto. Pensa anche che accade sempre così. Un attimo prima.....poi basta. Riguarda il suo amico. "Non ti preoccupare ti porto lì....ci devi andare D, non pensare a cosa è stato. Ci devi andare".
Annuisce, ci deve andare lo sa anche lui. Salgono sopra in casa. Un' ora dopo sono in auto, in viaggio. Devono cambiare citta, regione, ma sono solo duecento kilometri. Se la prendono comoda, senza fretta. D resta zitto e guarda dal finestrini. Ogni tanto cambia stazione alla radio. Poi sente il suo amico che parla. Si volta verso di lui ed ascolta.
"Quanto è che non ci vai?...Dua, tre anni?"
"Tre."
"Senti D mi dispiace ma io non resto. Ti porto lì e riparto quasi subito, non assisterò neanche alla funzione. Appena vuoi però ti vengo a prendere. Scusa, davvero."
"Lo so che gli volevi bene.......mi lasci lì da solo eh!"
"E' la tua famiglia D, non la mia"
"Gia. Beato te!" ma non lo dice, lo pensa solamente, girandosi di nuovo verso il finestrino. Non sente più alcun rumore. Niente. Ne la radio, ne il rumore dell' auto. Guarda il paesaggio che offre l' autostrada. Riescie a non pensare a niente, e se ne stupiscie. Solo una cosa: gli pare triste e crudele che in Luglio inoltrano, alle 7:30 di sera, ci fosse ancora il Sole
giovedì, agosto 28, 2008
...il mio inutile narcisismo
Frequente osservo
il buio, il suo
mirabile sorriso.
Il gioco di silenzio
che le ombre fanno
nella poca luce.
Con gusto
mi perdo in esso.
Mentre il sonno
vigliacco
mi resta lontano,
arrendevole
alla mia mancanza
di devozione,
il muto rumore
della notte
mi accarezza lieto.
Il suo colore
mi riempie per farmi
riposare gli occhi.
Gustandone il
sapore lento,
finalmente
mi trovo.
......e si sono proprio un carcisista, e quindi posto questa mia poesia. Questa l' ho scritta io!! Pubblico questa poichè questa notte sono un po' come ero la notte che l' ho scritta. (nel caso aveste un titolo da propormi..........)
lunedì, agosto 25, 2008
....e i treni arivavano in orario!
mercoledì, agosto 20, 2008
il popolo delle tre
p.s. Il mio amico Raffaele ha scoperto lui il Salento, vuole che voi lo sappiate, ed io lo scrvio. E' stato lui a scoprire il Salento!
martedì, agosto 19, 2008
mamma mia la tab.....
domenica, agosto 17, 2008
il vaggio, il tempo, il passaggio.......
domenica, agosto 10, 2008
la lista di agosto
dare una seria regolata ai miei ritmi soprattutto riguardo al sonno
finire di scrivere la tesi
leggere "L' amore ai tempi del colera"
leggere "Non si muore tutte le mattine"
tentare di recuperare i rapporti con alcune persone
riprendere in mano il libro di Topologia generale
studiarsi per bene la Teoria dei Gruppi
iniziare a suonare il sassofono
scrivere questa benedetta sceneggiature per il cortometraggio
riprendere lo studio del basso
organizzare tutti gli appunti e cominciare a scrivere il mio primo romanzo
cominciare a mettere qualcosa da parte
riscrivere al pc tutte le mie poesie
Dovrebbe essere tutto. Forse sono troppe......però come si dice provarne cento per farne una. Siamo alla fine del 10 Agosto e di questa lista non ne ho fatta nessuna, cosa che mi fa temere di non portare a fine i miei scopi, apparte la questione della tesi che dovrò fare per forza, altrimenti diverse persone saranno pronte ad infliggermi severe punizioni corporali! Ho fatto però un compromesso con me stesso, di dubbia moralità mi verrebbe da dire, e cioè di prendermi ancora questa settimana per organizare le idee e le forze e di darmi come termine il 15 Settembre per verificare come sono andate le cose. Sono sfiduciato, ma voglio provarci. Mi rimane sempre la scusa del caldo che sarebbe pure in parte vera. Vedremo cosa riesco a fare e.....speriamo bene.